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Politica | 21 giugno 2012, 09:41

Buona o mala fede?

SEL resta delusa per la riforma previdenziale, ma nel frattempo appoggia il governo imposto... qui gatta ci cova...

Buona o mala fede?

SEL si lagna che la riforma previdenziale fa schifo. La domande è se cade dalle nuvole, se è per tenere un piede in due scarpe in vista della manifestazione di domani, o se lo dice per avere più peso decisionale in un governo che fino a ieri appoggiava a pieno regime (e che nei fatti pare farlo ancora).

Un governo imposto che si è permesso di cambiare la costituzione, mentre il leader del partito eco-libertario, che una volta parlava di coscienza di classe e di difesa dei lavoratori, oggi accetta di avere al potere un uomo che piace a tutti i partiti (che si autodefiniscono di centro sinistra e di centro destra, il che è tutto dire) e che nei fatti difende palesemente gli interessi dell'elite.

Parla, SEL, come se le aspettative fossero state disattese. Ma quali sono queste aspettative? Cosa si aspettavano da un figlio d'arte delle banche e del liberismo economico?

A poco servono le difese tramite comunicati, con cui si inneggia alla lealtà verso i lavoratori, lealtà che anche i partiti che si autodefiniscono rifondaroli rischiano di perdere, nell'assidua ricerca di una poltrona fianco a fianco ai macellai dei lavoro.

E a dirlo non è chi scrive, ma le migliaia di anime che domani sfideranno il potere per le strade di Milano e Roma, ancora una volta, e senza paura.

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Comunicato stampa di SEL

Quella che era stata presentata come una riforma epocale, la riforma previdenziale, che avrebbe dovuto consentirci di fare un salto nel futuro, di dare ossigeno alle giovani generazioni, si è rivelata un capolavoro di sciatteria ed imperizia tecnica.

In genere le riforme dovrebbero essere quelle che producono un miglioramento nella qualita’ della vita delle persone e nelle loro condizioni di lavoro. In questo caso la cosidetta riforma ha prodotto panico e sgomento nella vita di centinaia di migliaia di famiglie.

E il fatto che a distanza di mesi continui la querelle sui numeri, non si riesca a comporre il quadro ricognitivo preciso della platea degli esodati e’ indicativo di un fallimento.

Dai tecnici non ci si aspettava l’innovazione culturale ci si aspettava per lo meno la competenza tecnica. Mi pare che da questo punto di vista, il fallimento sia clamoroso. Spero che questa esperienza di governo si chiuda.

Chi ha votato qualche mese fa la controriforma previdenziale in Parlamento avrebbe avuto il dovere morale e politico di fare i conti che i tecnici non riuscivano evidentemente a fare in maniera corretta.

Nicola Isetta - Coordinatore Provinciale SEL Savona

ml

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