La Pinacoteca Civica di Savona dal 24 novembre 2012 al 31 gennaio 2013 ospita la mostra temporanea “Mimma Gambetta. I segni della vita, la vita dei segni”.
Realizzata dalla Fondazione Novaro, in collaborazione con il Comune di Savona e con il contributo della Fondazione De Mari, curata da Maria Teresa Orengo, l'iniziativa illustra la personalità di un’artista sconosciuta, di cui vengono presentati circa cinquanta disegni, molti dei quali inediti, oltre a fotografie e documenti.
Nella mostra è esposta anche una medaglia quale premio di rappresentanza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Mimma Gambetta (Albissola, 21 settembre 1919 - 14 dicembre 2000) ha avuto pochissimi momenti di confronto pubblico: una mostra allestita alla galleria Le tre arti di Milano, quando aveva solo 13 anni (dopo avere visto i disegni, non credettero alla sua età e la vollero presente all’inaugurazione); la pubblicazione di una raccolta nel libro “Figure” del 1965, con la presentazione di Camillo Sbarbaro; il volume “Terme e dintorni” edito nel 1987. La quarta occasione di riflessione sulla sua opera, la possibilità di giudicare il suo talento precoce e ricco, è costituita da questa personale.
Il catalogo comprende gli scritti di Domenico Astengo, Vico Faggi, Maria Teresa Orengo.
Mimma Gambetta è stata un enfant prodige, figlia d’arte, lodata da Lionello Venturi e da Camillo Sbarbaro, amica di Leonardo Sciascia e Vico Faggi, protagonista di una personale alla galleria milanese Le Tre arti a soli 13 anni. Eppure non la conosce nessuno. Nata ad Albissola il 21 settembre 1919, il disegno per lei rimane sempre un’attività «fisiologica, come dormire, mangiare, camminare», scrive. La mano, la matita e il foglio sono gli strumenti di un talento raffinato, precoce, ricco. Una vocazione che non assume mai la quotidianità obbligata del mestiere. Mimma non disegnerà mai per lavoro, ma solo per piacere e necessità, mettendo sulla carta istanti, espressioni, intenzioni, emozioni, identità colte passeggiando per strada, sulla spiaggia, assistendo a uno spettacolo teatrale, guardando le immagini di un’esecuzione mafiosa. Disegnava le figlie crescere (una morire, a soli 10 anni), come gli altri fotografano.
Dopo la mostra del ’33 non c’è mai stata nessun’altra personale. è la Fondazione Novaro a realizzare la successiva, in questa occasione, a dodici anni dalla sua morte avvenuta ad Albissola il 14 dicembre 2000. Viene presentata con la collaborazione del Comune di Savona e con il contributo della Fondazione De Mari. Curata da Maria Teresa Orengo, sarà allestita presso la Pinacoteca Civica di Savona dal 24 novembre 2012 al 31 gennaio 2013. L’esposizione comprende una cinquantina di disegni molti dei quali inediti, fotografie, lettere e altri documenti. Fra questi i volumi Figure del 1965 con la prefazione di Camillo Sbarbaro e Terme e dintorni del 1987, le sole opere rese pubbliche, oltre ai singoli esemplari comparsi sulle riviste.
La storia dell’artista Mimma Gambetta segue una parabola personale fuori dagli schemi, in cui hanno avuto un peso la marginalità della provincia, la richiesta familiare e sociale di essere prima di tutto figlia, moglie, madre. L’ambiente di Albissola in cui crebbe era culturalmente fertile, frequentato da artisti di primo piano come Tullio d’Albissola, Farfa, Fillia, Arturo Martini, Saccorotti, Rodocanachi. Frequentavano il padre Mario, pittore, ceramista, incisore, bene inserito in quel mondo. Mimma li ascoltava, piccolina, in primo piano scarpe e gambe di chi si era accomodato in salotto. Il padre non favorì mai la sua creatività, né la crescita accanto ai suoi coetanei. Non venne mandata a scuola per paura di malattie e pidocchi. Il suo sfogo era disegnare, interrotto con l’ingresso in terza ginnasio e la scoperta che gli altri non lo facevano, ripreso con la libertà del periodo universitario genovese, rimandato con il matrimonio e le tre maternità, ricomparso infine con un viaggio a Londra nel 1960, il primo di tanti altri affrontati con il taccuino in tasca.
Fino a una malattia autoimmune che colpisce proprio articolazioni e ossa, rendendole sempre più difficile, ma non impossibile grazie alla sua coraggiosa ostinazione, il passaggio della matita sul foglio. Le sue periodiche e costanti confessioni sono state affidate alle lettere inviate a Vico Faggi, preziosi documenti di una personalità originale e pura, di una donna sportiva e apparentemente sola nella sua dimensione più intima e vera. «I disegni – diceva – sono il mio quarto figlio».
Orario di apertura al pubblico:
- Lunedì martedì mercoledì, ore 9.30 – 13;
- Giovedì venerdì sabato, ore 9.30 – 13 / 15 – 18.30;
- Domenica, ore 10 - 13
Ingresso gratuito.


















