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Al Direttore | 06 aprile 2018, 14:30

Lettera al direttore: "A Savona e in Liguria siamo bravi a rompere l'atomo, assai meno ad attrarlo"

Il pensiero di Bruno Spagnoletti: "Ancora una volta siamo costretti a registrare un clamoroso fiasco per la nostra Regione e per le prospettive di ripresa compatibile dello sviluppo virtuoso del Polo tecnologico di Ferrania"

Lettera al direttore: "A Savona e in Liguria siamo bravi a rompere l'atomo, assai meno ad attrarlo"

"La notizia clou dominante la settimana politica ligure e savonese è la sconfitta dei siti di Ferrania e delle ex aree Enel di La Spezia per attrarre l’investimento tecnologico del DDT (Divertor Tokamak Test facility), una delle sfide tecnologiche più interessanti al mondo, a favore del sito di Frascati, la gaudente in Provincia di Roma (Colli Romani).

Ancora una volta siamo costretti a registrare un clamoroso fiasco per la nostra Regione e per le prospettive di ripresa compatibile dello sviluppo virtuoso del Polo tecnologico di Ferrania, sempre più vuoto non solo d’imprese, lavoro e spin – off, ma anche d’idee, progetti e proposte credibili.

Come sempre avviene all’indomani di uno smacco cosi eclatante (macchina sperimentale da 500 milioni di euro, due miliardi di ritorno atteso dal progetto, 2.500 persone coinvolte di cui 1.000 nell’indotto di qualità, 7 anni di lavoro, Centro Internazionale per la ricerca della fusione nucleare per mettere a punto risposte sulla fattibilità scientifica e tecnologica della produzione di energia dalla fusione), invece di chiederci il “Perché e il Per Come” dello scacco matto subito e del fiasco realizzato con le nostre insicure mani, ci siamo ancora divisi in polemiche e dialettiche senza senso.

Cosi non si va da nessuna parte e si continuerà a perdere: Ferrania e Spezia sono stare clamorosamente bocciate senza appello, stavolta non per particolari scelte geo- politiche o vocazioni penalizzanti il nostro territorio, ma per ragioni oggettive attinenti la qualità del nostro layout e dei nostri fattori di criticità sulla base dei requisiti tecnici, economici ed ambientali richiesti alle nove località candidate.

La relazione approvata dal Consiglio di amministrazione dell'Enea contiene la graduatoria finale delle nove località candidate a ospitare la macchina, che vede il Lazio al primo posto con il sito di Frascati (Roma), seguito da Cittadella della Ricerca (Brindisi) e Manoppello (Pescara) e poi via via gli altri siti proposti dalle altre regioni candidate (Campania, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte e Veneto).

I due siti proposti dalla Liguria (Ferrania e La Spezia) e sostenuti – per onestà intellettuale – anche dal PD di Savona e La Spezia in alternativa contrapposta, senza che la Segreteria regionale del PD, il Gruppo Consiliare Regionale e il Gruppo Parlamentare tentassero un minimo di mediazione unitaria e convergente su un sito, sono arrivati in vetta al traguardo buoni penultimi e ultimi.

Sono cosi definitivamente sfumati sia il progetto DDT con l’idea di fusione nucleare che si propone di riprodurre il meccanismo fisico che alimenta le stelle per ottenere energia rinnovabile, sicura, economicamente competitiva, in grado di sostituire i combustibili fossili e contribuire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, sia i finanziamenti pubblici e privati, che vedono la partecipazione, fra gli altri, di Eurofusion, il consorzio europeo che gestisce le attività di ricerca sulla fusione (60 milioni di euro) per conto della Commissione europea, il MIUR (con 40 milioni), il MISE (40 milioni impegnati a partire dal 2019),  la Repubblica Popolare Cinese con 30 milioni, la Regione Lazio (25 milioni), l’ENEA e i partner con 50 milioni cui si aggiunge un prestito  BEI da 250 milioni di euro.

Che successo! A valere per Tutti (Regione, Provincia, Comune di Cairo, Università, Forze Sociali, Istituzioni, Consiglieri Regionali e Parlamentari)!

Sino a quando continueremo a spingere sulle divisioni precostituite e sulla polemica partigiana e a non mettere a fattor comune unità e convergenze programmatiche per accendere il growth act dello sviluppo virtuoso della Regione e delle sue aree territoriali, riusciremo forse nell’impresa ardua di dividere l’atomo, ma non nell’obiettivo strategico di attrarre l’atomo o altri progetti complessi d’innovazione e di sviluppo.

In questo quadro, la polemica della neo deputata Pd di La Spezia (ma non dovrebbe essere anche di Savona visto che non è stata eletta in un Collegio uninominale e che l’ho votata anche io ob torto collo) contro Giovanni Toti e i ritardi della Giunta regionale o le accuse di non aver saputo difendere gli interessi della Liguria e di La Spezia (Sic!) “nonostante un grande vantaggio per la presenza di ASG che produce magneti per fusione nucleare” e l’attacco al Centro Destra di non aver evitato “una vera e propria batosta di cui le responsabilità sono tutte della destra che ci sta rubando il futuro” lasciano il tempo che trovano e potrebbero essere facilmente rovesciabili.

Cosi come non mi convince (mi pare un pochino forzata) la critica della Capogruppo del Pd in Consiglio Comunale a Savona quando accusa “La Regione si è mossa in ritardo e la scelta di puntare su due siti e non sulla qualificazione forte di una singola area è stata certamente penalizzante”…..invece la sua parte politica a livello comunale, provinciale, regionale e nazionale avrebbe decisamente puntato sull’unico sito di Ferrania? Suvvia, siamo seri!

La verità è un’altra (forse in nuce nelle dichiarazioni del Segretario della Cgil Andrea Pasa e, soprattutto, del Direttore dell’Unione Industriali Alessandro Berta): ci sono concause storiche della disfatta tra cui la caduta di autorevolezza della classe politica savonese complessiva, la rilevanza dell’effetto Nimby a prescindere cosi famoso in Città e nella Valle, le criticità aperte da anni nei Poli tecnologici pieni di C.d.A, di Nominati, di Carta stracci e vuoti di progetti, di idee, di imprese e di lavoro: a partire dalle infrastrutture materiali e immateriali!".

Bruno Spagnoletti

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