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Solidarietà | 27 maggio 2023, 07:24

Vedove ucraine ospiti a Finale: quegli sguardi che parlano di dolore e di guerra cercando un abbraccio dal mare

Dieci donne ucraine rimaste vedove nel conflitto, ospiti in questi giorni a Finale in un programma di riabilitazione

Vedove ucraine ospiti a Finale: quegli sguardi che parlano di dolore e di guerra cercando un abbraccio dal mare

A volte uno sguardo può servire a completare decine, centinaia di frasi. Altre volte, invece, basta da solo per dire molto più di milioni di parole, per riempire di significato le immagini, anche le più cruente, esplicite. Come quelle della distruzione che porta con sé una guerra.

Quella che si è portata via i loro mariti e che ogni giorno mette a rischio le vite dei cari rimasti a combattere in difesa della propria patria, dell'Ucraina invasa dalla Russia. Sono dieci donne rimaste vedove e arrivate domenica scorsa a Finale, ospiti dell'Hotel Florenz, per passare dieci giorni lontano dalla distruzione, dalla morte della guerra che oltre un anno fa ha scosso le coscienza, soprattutto europee.

Coscienze che non possono rimanere ferme e impassibili davanti a sguardi difficili da sostenere, anche se sorridenti per la prima volta dopo mesi, come racconta Tatiana, la psicologa che dall'Ucraina le accompagna in questo programma di riabilitazione dal sapore di vacanza sostenuto da una rete savonese di realtà (Unione Industriali, albergatori, Comune di Finale, Arci-Media) su idea della savonese Cristina Bicceri col sostegno dell'associazione Pokrova e coordinata insieme al fondo di sostegno alle vittime dell'aggressione russa "Guardia Popolare della Retrovia". 

Sono occhi profondamente segnati dalla devastazione. In tre di loro vengono da Dnipro, dove ieri mattina è stata attaccata una clinica. Una di loro ci mostra la foto della palazzina in fiamme inviatale dal figlio: sarebbe dovuto andare lì per una visita medica, la sorte lo ha evitato. Altre arrivano da diverse città, tutte massacrate dal conflitto. Una cosa le accomuna, oltre all'aver perso il proprio compagno, chi dallo scorso anno e chi invece allo scoppio del conflitto nel 2014 nel Donbass: ogni mattina, ogni ora, cercano novità e tirano un sospiro di sollievo quando alla caduta di ogni singolo missile scoprono che nessuno dei loro cari ha avuto la peggio.

Nel frattempo in questi giorni provano a distrarsi "dalla situazione difficile dell'Ucraina, dalla morte che ci siamo lasciate alle spalle", hanno visitato il borgo medievale di Finale, i sentieri dell'entroterra, le assolate spiagge e ieri (26 maggio, ndr) hanno incontrato il sindaco Ugo Frascherelli e la consigliera Laura Salpietro nella premurosa accoglienza di Lorenzo Carlini e del suo staff.

Le vedove, dignitose e fiere ognuna nella sua inappuntabile e tradizionale vyshyvanka, hanno voluto ricambiare l'accoglienza donando all'Amministrazione un quadro realizzato da un centro di riabilitazione ucraino dove l'arte viene utilizzata come terapia per contrastare gli orrori vissuti in guerra, uno speciale centro tavola e una motanka.

A riceverle un commosso sindaco, che ha portato il saluto della cittadinanza finalese e il suo sostegno alla popolazione ucraina, senza nascondere lo sdegno per la "vile aggressione di Putin, ciò che oggi in giro per il mondo ricorda di più i vecchi regimi fascisti", il desiderio di avere un'Europa unita come entità politica a difesa delle democrazie e ricordando quanto detto durante le cerimonie del 25 Aprile: "Il fiore del partigiano era giallo sotto l'azzurro del cielo di Ucraina".

"Siamo molto grati a coloro che ci hanno ospitato e aiutato, capiamo che il mondo civilizzato è con noi. Sentiamo il vostro abbraccio, il vostro amore, il vostro calore. Ci piace il mare che ci dà un senso di libertà, la cucina preparata con quell'amore e quella gioia che ritroviamo in ogni piatto" hanno ricambiato le vedove ucraine, orgogliose "dei nostri mariti, dei nostri uomini che difendono da Putin non solo il nostro Paese ma tutto il mondo, dimostrando fedeltà alla Patria".

Tutto raccontato con uno sguardo che nel profondo resta ferito ma sul quale appare un velo di speranza: "Questa luce che abbiamo trovato qui la porteremo a casa nostra".

Mattia Pastorino

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