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Attualità | 29 novembre 2025, 16:17

Ex aree Emi Bagnasco, venduti all'asta per 5.5 milioni di euro terreni e capannoni a Carcare, Cengio e Altare

Erano di proprietà della società valbormidese in concordato preventivo. Venduto anche un immobile a Mantova

Ex aree Emi Bagnasco, venduti all'asta per 5.5 milioni di euro terreni e capannoni a Carcare, Cengio e Altare

5 milioni e 520 mila euro.

Questa la cifra con la quale una società con sede a Montelupo Fiorentino si è aggiudicata all'asta i 5 lotti raggruppati in uno unico di aree che erano di proprietà della Emi Bagnasco.

Ieri in Tribunale a Savona si è tenuta l'asta che era partita da una base di 3.2 milioni di euro.

Ad essere stati venduti dal liquidatore giudiziale Alberto Marchese, un terreno nel comune di Carcare in località Paleta della superficie complessiva di 17.784 mq per la maggior parte destinata ad attività produttiva; un immobile ad uso come capannone industriale nel comune di Altare in località Lipiani della superficie di 4.000 mq oltre una superficie di cortile in parte pavimentato con massetto in cls di circa 2.500 mq; un terreno nel comune di Altare sempre in località Lipiani di 5.658 mq;  un immobile ad uso commerciale con posti auto a Mantova in Via Giorgio Gaber e un immobile con un uso come ufficio di 255 mq e 9 posti auto di 12 mq ciascuno; terreni in località Vignali a Cengio di circa 160.000 mq.

Lo scorso giugno il Tribunale di Savona aveva pronunciato la sentenza di omologazione nel giudizio di omologazione del concordato preventivo proposto dalla Emi Bagnasco.  

Il comando Provinciale della Guardia di Finanza di Savona nel marzo del 2023, coordinati dalla Procura della Repubblica avevano eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal Tribunale di Savona, finalizzato alla confisca, anche per equivalente, dei beni di due imprenditori della Emi Bagnasco, fino a concorrenza dell’importo di oltre 5,7 milioni di euro.

Il provvedimento era scaturito da diverse segnalazioni della Direzione Provinciale dell’Agenzia delle Entrate, raccolte e “messe a sistema” da parte della Procura, e a seguito di articolate indagini esperite dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Savona nei confronti dei due impresari valbormidesi a capo del gruppo societario, i quali, nella veste di legali rappresentanti e soci amministratori di varie aziende operanti nel settore dell’edilizia civile e industriale, avevano omesso sistematicamente di versare entro i termini di legge, per diversi anni d’imposta, dal 2017 al 2020, l’IVA e le ritenute erariali (IRPEF) dovute sulla base delle dichiarazioni presentate, per un importo complessivo pari a quello sottoposto a vincolo cautelare.

Ai due imprenditori era stato contestato il reato di omesso versamento di ritenute dovute o certificate ed omesso versamento di IVA, risultando ampiamente superate, per ciascun periodo d’imposta, le soglie di punibilità stabilite, ai fini penali, dai delitti contestati.

Il provvedimento era stato eseguito tramite il sequestro diretto delle disponibilità giacenti nei conti correnti aziendali delle due imprese inadempienti e, per equivalente, sui beni personali dei due imprenditori, costituiti da somme depositate su conti correnti e depositi bancari, quote societarie, beni immobili (tra cui una villa di pregio) posizionate nei comuni di Millesimo, Cengio, Spotorno, Finale Ligure, Albisola Superiore e Frabosa Sottana, beni mobili registrati (tra cui due Ferrari), oltre ad altri oggetti di valore (tra cui gioielli e orologi Rolex).

Luciano Parodi

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