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Al Direttore | 13 gennaio 2017, 19:30

"L'omicidio di un atleta eccellente , Marcello Nizzola" il racconto di Roberto Nicolick

"L'omicidio di un atleta eccellente , Marcello Nizzola" il racconto di Roberto Nicolick

Marcello Nizzola, classe 1900 era un atleta di altissimo livello , abitava a Genova, la sua città natale a cui era molto affezionato, praticava la lotta greco romana e libera collezionando successi a livello nazionale e internazionale, e per ben sedici volte era stato campione Italiano di lotta, insomma un vero asso.

Aveva aderito per sua scelta libera, nel 1920, sin dai primi tempi, al fascismo, diventandone un punto di riferimento nello sport e a Genova.

Nel 1932 partecipò alle Olimpiadi di Los Angeles, conquistando nella categoria peso gallo una medaglia di argento, vinse anche i Campionati Europei nel 1935, si classificò terzo agli Europei del 1931, vinse 10 incontri internazionali su 13 nella sua specialità. Fu insignito della medaglia d'oro al merito sportivo. Nizzola era un uomo di una grande forza, amplificata con allenamenti intensissimi, che gli avevano donato un fisico eccezionale abbinato ad una grande coordinazione ed a un bel cervello, cosa non molto comune tra gli atleti dell'epoca.

Questa sua potenza muscolare lo aveva messo al sicuro da molti prepotenti con il fazzoletto rosso al collo, che dopo il 25 aprile 1945, avrebbero voluto fargli pagare il suo essere fascista ma lo temevano, non era facile infatti abbattere un uomo forte e nerboruto come Marcello Nizzola che era pure svelto di mano e molto coraggioso, queste sue caratteristiche gli avevano fatto attraversare indenne la Liberazione inoltre, egli non nascondeva il suo orientamento politico per il Fascismo. Terminata la guerra aveva iniziato a commerciare in mobili. Molti che lo avevano sfidato in strada erano finiti al pronto soccorso.

Una sera, intorno alle 19, qualcuno armato di una pistola automatica, lo attese all'uscita del suo negozio, e a tradimento, alle spalle, gli sparò un colpo di pistola calibro 12. Nizzola colpito mortalmente, cadde, grazie alla sua fortissima fibra non morì subito, continuò ad emettere flebili lamenti finchè alcuni operai di una autorimessa, attratti dai suoi gemiti, lo trovarono e chiamarono i soccorsi.

Nizzola in coma, fu trasportato al San Martino. Morì senza riprendere conoscenza a pochi minuti dal ricovero senza poter dire una parola e senza poter dire il nome dell'assassino anche perchè fu colpito alle spalle.

Il suo omicida non fu mai identificato, ma era chiarissimo l'ambiente dove era maturato il delitto e chi erano i mandanti: i personaggi che gravitavano negli ambienti legati ai partigiani comunisti, i quali avevano continuato ad odiare l'atleta senza tregua, ma che non avevano il coraggio di affrontarlo faccia a faccia, da veri uomini.

Il colpo fu esploso con un'arma di fabbricazione americana, a bruciapelo, la pallottola entrò dalla scapola sinistra, dal basso, ed uscì dalla gola, perforando un polmone. Chi lo assassinò non ebbe mai modo rivendicare questo inutile omicidio, che avvenne nel febbraio del 1947, addirittura a due anni dalla fine della guerra, ma dovette comunque sparargli alle spalle e di sera, senza dubbio il killer provò la paura che Marcello si accorgesse di lui o che sopravvivesse al colpo, nel qual caso, Nizzola lo avrebbe afferrato e fatto volare, ma purtroppo non andò così.

Il figlio di Marcello, Garibaldo detto Baldo classe 1927 , seguì le stesse orme del padre sia a livello di fede politica che di sport e praticò lungamente la lotta, accumulando medaglie e fama olimpionica, anch'egli dotato di una forza e di un fisico eccezionale.

Ma negli occhi conservava sempre un velo di tristezza per il ricordo del suo grande padre, ucciso così vigliaccamente da uomini senza cuore e senza fegato.

cs

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