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Attualità | 21 marzo 2018, 18:40

Albenga, la Giunta comunale approva una convenzione con la Sezione di Scienze Medico – Forensi dell’Università di Genova

Si tratta di una sorta di piano strategico che il Comune ingauno ha inteso affidare all’Università genovese mediante uno studio condotto nell’ambito delle politiche di sicurezza urbana ma anche sociale e urbanistico, in cui i protagonisti saranno i cittadini, le organizzazioni pubbliche della “macchina comunale” e quelle associative del territorio.

Albenga, la Giunta comunale approva una convenzione con la Sezione di Scienze Medico – Forensi dell’Università di Genova

La Giunta del Comune di Albenga ha approvato una convenzione con la Sezione di Scienze Medico – Forensi dell’Università di Genova relativa all’analisi di fattibilità di un piano strategico – integrato di politiche di sicurezza urbana.

Le Amministrazioni comunali, anche in base alla L. R. n. 28/2004, sono infatti tenute all’attuazione delle politiche di sicurezza urbana, della qualità della vita, della cultura della trasparenza e della legalità, oltre che alla definizione di modelli volti al contrasto dei rischi criminali e alla presa in carico dei cittadini vittime di reato oltre che, quale strumento di promozione delle relazioni sociali, della valorizzazione delle funzioni di ascolto, orientamento e di prossimità della polizia locale.

Le esperienze positive in passato effettuate da altre amministrazioni italiane hanno rivelato quanto sia importante, anche in un quadro di stretto coordinamento istituzionale con le Autorità Giudiziarie, di Polizia, dei Servizi Sociali, dei Presidi Ospedalieri delle locali Aziende Sanitarie, incentivare ulteriormente le collaborazioni con enti universitari deputati allo svolgimento di attività scientifiche indipendenti. 

Su queste premesse si concretizza l’intenzione di tradurre un’idea in progetto operativo per la citta di Albenga. Un’analisi di ciò che può rendersi fattibile per migliorare la qualità della vita urbana, contrastandone i pericoli, diminuendone i rischi, elevandone la percezione generale dei turisti, i quali residenti di passaggio, e di chi la vive nelle vesti di abitante. Si tratta di una sorta di piano strategico che il Comune di Albenga ha inteso affidare all’Università degli Studi di Genova mediante uno studio condotto nell’ambito delle politiche di sicurezza urbana ma anche sociale e urbanistico, in cui i protagonisti saranno i cittadini, le organizzazioni pubbliche della “macchina comunale” e quelle associative del territorio. Uno “studio di caso” costruito per dare forma, allo sviluppo locale dei prossimi anni, forte del coinvolgimento delle istituzioni e della popolazione ma che saprà restituire i suoi frutti se tutti sapranno credere nel contesto albenganese, assumendo ognuno una porzione di responsabilità nella direzione dell’innovazione e del miglioramento.

La Sezione di Scienze Medico-Forensi dell’Università degli Studi di Genova si è impegnata, attraverso una convenzione con l’amministrazione ingauna a: a) coordinare, sotto la propria responsabilità scientifica e organizzativa, l’attività di ricerca, il monitoraggio e la valutazione delle azioni di intervento relative alle politiche di sicurezza urbana a partire dall’analisi delle statistiche ufficiali sulla delittuosità, attraverso indagini sui cittadini albenganesi vittimizzati, effettuando una ricognizione generale dei fenomeni di illegalità e devianza sociale che generano paure e allarmi tra gli abitanti, sviluppando, inoltre, percorsi di riconciliazione tra gli autori e le vittime di reato; b) individuare i fattori che generano, quandanche favoriscono, l’intersecazione tra le sfere della legalità e quelle dell’illegalità di matrice organizzata e associativa; c) favorire gli interventi di contrasto e presa in carico relativi al rischio e al coinvolgimento effettivo dei minori in età imputabile (14-18 anni) in azioni che danno origine ai procedimenti penali;” d) monitorare l’utilizzo degli strumenti impiegati nelle azioni di contrasto e deterrenza al crimine e al degrado urbano tenendo conto degli aspetti multidisciplinari che caratterizzano le politiche di sicurezza urbana (urbanistici, sociali, ecc.); e) effettuare una valutazione sincronica dei servizi di polizia locale sia alla luce del recente D.P.R. n. 14/2017, sia in vista di una possibile riorganizzazione del corpo sinergica con i perimetri comunali limitrofi; f) analizzare il tema della violenza di genere, specie in ambito domestico, indicata come un fenomeno in crescita e a genesi multifattoriale, che costituisce la base di diverse forme di violenza che si manifestano nella società  prevaricazioni e violenze su individui appartenenti a fasce deboli, ma anche - come vedremo - atti intimidatori, minacce, sia nella popolazione autoctona, sia in quella immigrata. Ciò con l’obiettivo di rafforzare quanto già  si fa nella routine quotidiana, ma anche per creare le condizioni di un miglioramento effettivo nel genere di risposte rivolte a soddisfare i bisogni che formano la “presa in carico”; g) progettare e sperimentare tutta una serie di interventi mirati a dissuadere la messa in atto di comportamenti che generano tensioni e allarmi tra i cittadini mettendone a repentaglio il senso di sicurezza percepito anche quando quest’ultimo non é correlato ad indici di criminalità di rilievo; h) migliorare, fino a portare a regime, i percorsi di “rete” con altri servizi socio-sanitari rivolti alla cittadinanza. Si pensi ai servizi di cura alle dipendenze patologiche (i Se.r.t.) per ciò che riguarda la “scena aperta” del consumo di droghe, i1 ruolo svolto dal Terzo Settore nella presa in carico dei “senza fissa dimora”, i servizi deputati alla raccolta di materiali in disuso che generano abbandono e degrado urbano come nel caso delle aree trasformate illegittimamente in discariche abusive.

La scelta di tratteggiare un modello di sicurezza “integrate”, a quello dell’ordine pubblico, é pertanto l’obiettivo centrale dello studio che prenderà forma nei prossimi capitoli. Perché queste condizioni possano realizzarsi, saranno compiuti una serie di sopralluoghi sul campo accompagnati da raccolta di materiale documentale, analisi statistiche, interviste, discese sul campo et al. Il lavoro durerà all’incirca fino alla fine del1’anno per poi procedere alla redazione e alla presentazione di un report finale verso fine anno. Il lavoro di ricerca sarà svolto dal criminologo Stefano Padovano, con la cura e la supervisione di un altro criminologo, Alfredo Verde, anch’egli docente del1’Universita di Genova. 

Mara Cacace

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