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Attualità | 02 luglio 2020, 14:15

Ridotte da cinque a quattro le prime alla scuola "Aycardi-Ghiglieri" di Finale. La paura dei prof: "Rischiamo le classi pollaio"

L'appello è stato firmato da 39 docenti del plesso scolastico e indirizzato alla dirigenza USP e alle amministrazioni comunali del comprensorio

Ridotte da cinque a quattro le prime alla scuola "Aycardi-Ghiglieri" di Finale. La paura dei prof: "Rischiamo le classi pollaio"

In vista dell’anno scolastico 2020/2021, alla luce di tutto quanto è successo con l’emergenza Coronavirus, il concetto di scuola sarà totalmente da ripensare. Su questo, il MIUR (Ministero per l’istruzione, l’università e la ricerca) è stato tassativo su un punto: “No alle classi pollaio”.

Con “classe pollaio” si intende ovviamente un sovraffollamento di bambini, laddove devono invece essere distanziati e godere, per la loro salute, dei giusti spazi interpersonali.

Ma ovviamente, se vengono tagliate delle classi, il “rischio pollaio” è dietro l’angolo.

Ed è proprio quello che sta per succedere alla Scuola Secondaria di Primo Grado (ex scuola media inferiore) di Finale Ligure.

Un nutrito gruppo di docenti ha infatti scritto una “lettera aperta” alla Dirigenza USP - Ufficio Scolastico Provinciale da veicolare attraverso quanti più canali possibili (all’amministrazione comunale finalese, degli altri comuni del comprensorio serviti da questo plesso, cioè Calice Ligure, Orco Feglino e Rialto e anche alla nostra redazione) per scongiurare questa evenienza.

Nel testo della missiva si legge:

“Vorremmo portare alla Sua attenzione la situazione della secondaria di primo grado "Aycardi-Ghiglieri" del nostro Istituto Comprensivo di Finale Ligure. La riduzione delle future classi prime da cinque a quattro, comunicataci recentemente, ci lascia attoniti e confusi, nonché amareggiati.

Ci chiediamo infatti quale ratio possa esserci nel formare classi iniziali anche di ventisei alunni, pur in presenza di disabili, proprio in un momento nel quale dal MIUR arrivano non solo gli ormai consueti richiami al rispetto dei diritti degli alunni con bisogni educativi speciali, per garantire un apprendimento sempre più personalizzato e individualizzato, ma anche inviti ad attivarsi per far rispettare le misure di distanziamento sociale, a sdoppiare in alcuni casi le classi o a rimodulare il monte orario per rendere più sicuri gli istituti, nonché spinte affinché amministrazioni locali e istituzioni scolastiche organizzino il rientro a scuola in sicurezza, reperendo locali aggiuntivi e ipotizzando vari tipi di scenario.

Non eravamo sicuri di ottenere più personale, ma sicuramente non ci saremmo aspettati di dover fronteggiare la grave situazione con organici mutilati e classi accorpate: siamo pur sempre di fronte a una pandemia che, sebbene al momento sotto controllo in Italia, è ancora assolutamente in corso e che ha portato altre nazioni europee a riformulare classi con massimo una dozzina di alunni. Già due anni fa siamo stati zitti, accettando che si formassero cinque classi prime con venticinque / ventisette alunni, con un'alta percentuale di alunni con bisogni educativi speciali e fino a due alunni disabili, anche in situazione di gravità degli stessi in due di queste classi.

Il risultato è stato non solo creare classi pollaio, ma dei veri e propri "allevamenti intensivi della cultura", al limite degli standard di sicurezza pre Covid 19: aule in cui ci si può muovere davvero a stento quando ai ragazzi si aggiungono insegnante curricolare, docente di sostegno e anche l'educatore. Noi abbiamo sempre sostenuto ogni sforzo per portare avanti una didattica individualizzata e personalizzata persino in presenza di questi numeri, a cui ovviamente si aggiungevano in corso d'anno in pianta stabile alunni da altre scuole o da altri paesi, spesso totalmente da alfabetizzare e quindi anch'essi bisognosi di attenzioni educative speciali. Siamo sempre stati professionali anche con numeri che lievitavano facilmente a ventinove / trenta nei periodi in cui venivano accolti temporaneamente gli alunni itineranti, rendendo la situazione esplosiva perfino senza una pandemia mondiale in corso. Immaginiamo, tuttavia, di arrivare a settembre sommando a queste terze così complesse da sostenere anche una simile situazione nelle future prime medie.

Già sarà difficile organizzare una ripresa delle attività solamente con le classi terminali in tale situazione estrema: il personale sarebbe già risicato e si dovrebbero fare i salti mortali, non potendo bastare l'uso degli spazi esterni, cortile o giardino (crediamo basti ricordare la frequenza delle allerte meteo nella nostra regione, anche senza pensare alle temperature invernali). Come sarebbe possibile quindi riuscirci con quasi i due terzi delle classi in queste condizioni e con un personale ulteriormente ridotto? Ci chiediamo quindi perché richiedere, a livello nazionale, di eliminare le classi pollaio e a livello regionale procedere a ridurre classi e organico. Vogliamo davvero, nell'ottica del risparmio, mettere a repentaglio non solo il diritto all'istruzione dei nostri ragazzi, ma in questo caso anche quello alla salute? Perché, a fronte di leggi e sentenze del TAR che limitano a venti il numero degli alunni nelle classi con alunni disabili, noi dobbiamo avere prime di venticinque o ventisei, per arrivare in terza media in ventinove o trenta? Certi di trovare chiarimenti ai nostri dubbi e indicazioni su come conciliare questa situazione con il diritto all'istruzione e alla salute, porgiamo i nostri più cordiali saluti”.

A tutela del diritto alla privacy, omettiamo di menzionare le generalità dei 39 professori firmatari dell’appello.

Alberto Sgarlato

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