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Val Bormida | 27 aprile 2021, 13:41

Bormida: l’uomo che raccontava le favole

"Nella sua semplicità questa storia ha qualcosa di esemplare, specie in questa fase della pandemia in cui l’assalto ai vaccini ha mostrato che la solidarietà verso le persone fragili o anziane non è affatto la regola"

Bormida (provincia di Savona)

“La stanza delle foto”, una sala del municipio sottrae la memoria del paese al flusso del tempo, è una delle tante cose interessanti del Comune savonese di Bormida.

Centinaia di immagini di bambini che giocano o che vanno a scuola, di ragazze al fiume, di centenari gagliardi, di sposi in viaggio di nozze, di contadini orgogliosi dei loro attrezzi o dei loro cavalli, di brindisi, mangiate, tornei, castagnate, feste spontanee e feste comandate, scrivono il diario di uno paese che, disperso fra tre frazioni lungo il fiume omonimo, ha sempre vissuto come una famiglia allargata.

Non a caso, all'ingresso del Comune, campeggia una frase di Pavese che dice: “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei, resta ad aspettarti". 

Fra le foto, ce n’è una che colpisce per la composizione: una serie di soggetti in piedi – giovani, anziani , donne preti e bambini – sorridono dietro a un uomo seduto che potrebbe avere 40 anni e appare più adulto della sua età, quasi consapevole di un futuro già tracciato… Isidoro Orsi, detto “Isido”, a Bormida era l’uomo che raccontava le favole. Dentro il vestito della domenica appare un po' insaccato, come se faticasse a stare eretto, e l’impressione è che il gruppo gli si stringa attorno, quasi per proteggerlo.

“Mio fratello Isido – racconta Augusto Orsi – aveva avuto la poliomielite quando aveva solo otto mesi. Non ha mai potuto reggersi in piedi e poteva usare un solo braccio. Ha vissuto tutta la sua vita su una sedia o su una carrozzina. Era del 1926 (io sono del 33) ed era il più grande di sei figli, tra fratelli e sorelle. Non è mai andato scuola (a quell’epoca non era possibile per i disabili) ma ha imparato a scrivere dal papà e dalla mamma e studiando sui libri dei fratelli”.

Un’altra foto in bianco e nero mostra Isido in carrozzina, sotto le fronde di un albero, circondato da un gruppo di bambini. “Pur non potendo andare a scuola, Isido si era fatto una cultura superiore alla media – racconta Gianni Orsi, chirurgo, originario di Bormida, che conosce perfettamente la storia del paese - e molti dei miei coetanei andavano da lui a fare i compiti. Cominciò a seguire i ragazzi della borgata da adolescente e li intratteneva con le favole. Molte cose le aveva imparate ascoltando la radio. La tv è arrivata solo negli anni ’50, quando tutto il paese si riuniva intorno a un unico televisore nel bar del paese per seguire ‘Lascia o raddoppia’.”

“Raccontava ai bambini storielle in dialetto bormidese (un misto fra ligure e piemontese), storie che appartenevano alla tradizione orale del paese – continua Augusto - da lui andavano bambini dalle elementari in avanti. Isido non si è mai lamentato della sua condizione. Un falegname di Bormida gli ha costruito la prima carrozzina: una specie di carretto con una manovella. Dopo, quando gli abbiamo comprato una carrozzina vera, girava per il paese e non era mai solo. Con quella motorizzata andava sino a Carcare o a Osiglia da sua sorella”.

“Isido andava a tutte le funzioni – ricorda Gianni Orsi - la chiesa è in alto e i suoi fratelli rimorchiavano la carrozzina con la moto per portarlo a messa. Quando usciva, i bambini andavano a sedersi insieme a lui sulla carrozzella e il gelataio gli offriva il gelato. Tutti ammiravano la solidarietà che lo ha sempre circondato sia da parte della famiglia che del paese. E’ morto a 91 anni nel 2017, e da medico, posso dirvi che poche persone, in quelle condizioni di paralisi, raggiungono quell’età. Non gli hanno mai fatto mancare nulla e gli han fatto fare una vita che raramente queste persone possono godere”.

Nella sua semplicità questa storia ha qualcosa di esemplare, specie in questa fase della pandemia in cui l’assalto ai vaccini ha mostrato che la solidarietà verso le persone fragili o anziane non è affatto la regola (LEGGI QUI). 

Durante la fase dura del lockdown gli anziani di Bormida sono stati più fortunati dei loro coetanei lombardi. Il sindaco, Daniele Galliano, improvvisatosi sceriffo, piombava in moto sui ‘foresti’ che cercavano di raggiungere le seconde case, minacciando di chiamare la benemerita se non si ritiravano, e l’assenza di ‘assembramenti’ ha protetto il paese.

Il risultato è che Bormida è oggi uno dei pochi borghi Covid-free e, in settimana, è attesa una troupe televisiva di “Porta a Porta”. Verrà per spiegare come la pandemia non sia riuscita a sfondare, ma forse varrebbe la pena di raccontare anche altri aspetti di Bormida, ad esempio quella solidarietà di paese che prodotto storie come quella di Isido Orsi, l’Uomo che raccontava le favole.

Mimmo Lombezzi

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