Istituzioni pubbliche che, ad ogni livello, sembrano incapaci di gestire la complessità in cui ci troviamo a cui cerchiamo di rispondere tendendo verso una semplificazione dei processi decisionali, con indebolimento delle assemblee elettive.
Parte da questa constatazione la riflessione di Gianluigi Granero, Direttore di Legacoop nazionale e co-presidente dell’associazione Alkimie.
"La sintesi del ragionamento che proverò a sviluppare è che 'l'indebolimento delle assemblee elettive - spiega Granero - lungi dal produrre rapidità di decisione ed efficienza, produca shortermismo ovvero l’incapacità di sviluppare un pensiero strategico, di medio-lungo periodo, che sia condiviso e che la mancanza di condivisione sia una delle cause, se non la causa, dell’inefficacia dell’azione politica. Nello stesso tempo ciò concorre all’indebolimento complessivo della qualità delle nostre istituzioni e più in generale della classe dirigente, non solo quella politica.Troppo facile chiamarsi e fuori e dare sempre la colpa agli “altri”.
"Le decisioni, per essere efficaci, dopo essere state assunte devono scendere 'per li rami” della società, del sistema produttivo, dei diversi livelli di governo, insomma devono diventare obiettivo condiviso e perseguito dai cittadini e dal complesso delle articolazioni sociali per divenire fatto ed azione. Se il mio ragionamento è corretto, significa che il processo di assunzione della decisione è già parte del risultato e non, come troppo semplicisticamente abbiamo teso a pensare negli ultimi anni, perdita di tempo".
"Un facile esempio d’inefficienza ed inefficacia – prosegue - sono le “fantomatiche” riforme che tendenzialmente si enunciano, ma non si fanno e quando si fanno vengono immediatamente messe in discussione al cambio di colore politico del Governo. Perché le riforme per essere “strutturali” non possono che essere condivise e non solo tra forze politiche ma anche con le forze sociali e produttive. Lungo, difficile, ma probabilmente assai più efficace e duraturo. Siamo indiscutibilmente di fronte ad un indebolimento delle funzioni del Parlamento attraverso il crescente ricorso ai decreti legge, messo in atto da tutti i Governi, indipendentemente dalle maggioranze che li hanno espressi".
Poi c'è una "produzione legislativa ipertrofica e di dettaglio a causa di molti e complessi fattori" di cui Granero identifica alcune delle cause principali.
"La crisi (o fine?) dei partiti – prosegue - che, tra le altre cose, garantivano la formazione della classe dirigente e, per lungo tempo, una positiva osmosi e permeabilità delle istituzioni con la società, con il mondo della rappresentanza, con i ceti produttivi e le professioni (insomma con gli interessi reali del Paese che nella mediazione politica si facevano interesse generale); il complesso equilibrio con i necessari, e auspicabilmente crescenti, poteri sovranazionali segnatamente quelli europei e, più in generale, l’impatto della globalizzazione. Sempre meno, anzi forse per nulla, si può agire nel solo ambito nazionale peraltro in un contesto di tensioni geopolitiche globali crescenti; l’impatto delle tecnologie (non solo ma anche nella comunicazione) e la necessità di decisioni rapide; la crisi ambientale e nuove sfide globali; la crescita delle diseguaglianze e del senso d’insicurezza e impotenza".














