Come anticipato ieri dal Comune di Albenga, questa mattina (9 luglio) si è svolto l’incontro tra l’assessore alle Politiche Sociali Marta Gaia e il signor Marco Sarli. L’uomo, un 70enne con problemi di salute, da quattro mesi vive nell’ombra, con la sua famiglia: senza diritti. Sarli, con la moglie straniera di 50, la figlia di 17 e una nipotina di appena 16 mesi sono rientrati in Italia dopo decenni in Vietnam, sognando una nuova vita. Ma hanno trovato diversi problemi. Sarli era iscritto all’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti fuori dal Paese, ma ora sono bloccati tra Albenga e Borghetto, da quattro mesi vivono senza residenza, sanità e assistenza. (leggi QUI).
“Come indicato nero su bianco sia dall'Ufficio Consolare dell'Ambasciata d'Italia ad Hamoi sia dalla Regione Liguria -Settore Politiche Sociali Terzo Settore/Immigrazione Emigrazione e Pari Opportunità, il signor Sarli è stato formalmente invitato a rivolgersi al Comune di Borghetto Santo Spirito, ultimo comune di residenza in Italia (prima della partenza per l’estero, ndr), per il necessario supporto – fanno sapere dal Comune di Albenga -. Lo stesso ha seguito tale indicazione, ma da Borghetto è stato successivamente indirizzato verso il Comune di Albenga, senza che la famiglia venisse presa in carico”.
“Il Comune di Borghetto – proseguono - ha motivato il mancato intervento sostenendo che il signor Sarli risiederebbe stabilmente ad Albenga. Tuttavia, nel corso dell’incontro odierno avvenuto con l’assessore alle Politiche sociali Marta Gaia e una assistente sociale del Comune è emerso come lo stesso signor Sarli non ritenga di avere una dimora fissa ad Albenga in quanto attualmente ubicato in un appartamento temporaneo ad uso turistico, ma di spostarsi in base alle possibilità di reperire una sistemazione per la sua famiglia”.
Durante l’incontro odierno durato più di un’ora e mezza, l’assessore e l’assistente sociale del Comune di Albenga, hanno fornito al signor Sarli indicazioni pratiche e fondamentali per accedere a servizi essenziali, come l’assistenza sanitaria, compreso l’accesso a un medico di base e a un pediatra per la minore. Inoltre, il Comune di Albenga ha offerto la massima disponibilità e supporto immediato per quei servizi di supporto che non prevedono il vincolo della residenza.
“Si ribadisce che, in conformità alla normativa vigente e come già indicato da Ambasciata e Regione, è indispensabile che il Comune di Borghetto Santo Spirito, in quanto ultimo comune di residenza, prenda formalmente in carico la famiglia e proceda al riconoscimento della residenza, passaggio fondamentale per l’attivazione di tutte le tutele previste per nuclei in situazione di fragilità”, concludono dal Comune di Albenga.
Ma dopo attenta disamina della situazione, dal Comune di Borghetto non c’è accordo su quanto affermato dal Comune di Albenga.
Facciamo un passo indietro. L’ultimo comune di residenza di Sarli in Italia è quello di Borghetto Santo Spirito. Il sindaco Giancarlo Canepa, insieme all’assessore competente si erano attivati e interessati alla questione. Nel merito Canepa aveva affermato: “Conosco molto bene la situazione e la sua storia. I nostri servizi sociali si sono interessati da subito. Dal punto di vista umano sono molto preoccupato ed esprimo solidarietà nei confronti del nucleo familiare. Sinceramente non comprendo l’approccio del Comune di Albenga, la normativa è chiarissima al riguardo. Il nostro Comune ha le mani legate, non possiamo occuparci di un nucleo che fisicamente abita in un altro comune. Comunque, la volontà comune è quella di cercare di trovare una soluzione, sia nell’interesse del signore, che ha bisogno di farmaci, sia per il bene della bambina e di tutta la famiglia. Comprendo la loro disperazione ma dal punto di vista giuridico, purtroppo, non abbiamo strumenti per intervenire, a differenza del Comune di Albenga”.
Per il Comune di Borghetto, la legge è chiara. Secondo l’articolo 43 del Codice Civile, la residenza va stabilita nel luogo in cui una persona vive abitualmente, anche in assenza di un contratto o di una casa stabile. E se manca un indirizzo fisico, il Comune è comunque tenuto a iscriverla all’anagrafe tramite la cosiddetta “residenza fittizia”: una forma di residenza provvisoria destinata a chi non ha una dimora fissa. Questo obbligo è sancito anche da una circolare congiunta del Ministero dell’Interno e dell’Istat risalente al 1992.
Ora Canepa, alla luce di quanto emerso questa mattina durante l’incontro ad Albenga con Sarli, dichiara: “Non c’è un parere legale. Io resto ancor più fermo sulla mia posizione, che abbiamo ulteriormente approfondito. Abbiamo dalla nostra parte una normativa chiara e inequivocabile. Nel frattempo, ho disposto che domani venga consegnato a questa persona un pacco alimentare e una tessera di un supermercato con una somma di denaro, affinché possa acquistare quanto necessario per la famiglia, nell’immediato. Chiederò al Prefetto di convocarci con urgenza. Già questa sera manderò una relazione dettagliata di quanto sta accadendo. La situazione deve risolversi e presto”, conclude.














