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Cronaca | 02 maggio 2024, 13:00

Uccide la moglie strangolandola, il Pm chiede l'ergastolo per Selami Bodi

Alle battute finali il processo che vede imputato l'uomo per aver ucciso la moglie Etleva Kanolja nell'ottobre dello scorso anno

Uccide la moglie strangolandola, il Pm chiede l'ergastolo per Selami Bodi

Ergastolo. Questa la richiesta del Pubblico Ministero Giovanni Battista Ferro davanti alla Corte d'Assise del Tribunale di Savona nei confronti di Selami Bodi per aver ucciso, strangolandola, nell'ottobre dello scorso anno, la moglie Etleva Kanolja.

Il pm nelle sue conclusioni si è soffermato sull'"onnipresente gelosia", le violenze (la donna era già stata ricoverata in ospedale) e le chat tra di loro.

"Bodi deve essere dichiarato responsabile per tutti i fatti a lui iscritti, non c'è nessun motivo di disturbo dal punto di vista della prova raggiunta con ogni ragionevole dubbio - ha detto il Pm Ferro - I maltrattamenti sono provati dalla chat, quella è la prova regina, è la testimonianza della persone offesa. Costituisce una testimonianza e dentro c'è anche un confronto tra l'imputato e la vittima. E' il fulcro dell'impostazione processuale".

I carabinieri infatti nelle successive indagini sulla vita della coppia avevano scoperto le chat grazie alle analisi dei cellulari e le violenze che la vittima aveva subito anche in passato (con accessi anche al pronto soccorso dell'ospedale San Paolo).  Etleva aveva inviato via messaggio a Bodi il 3-4 ottobre 2023 3 link di tre video di Youtube in lingua albanese con preghiere e monologhi con al centro argomenti su "come può essere un buon marito nella religione musulmana, di rispettare la moglie e non umiliarla" e su "come trattare bene tua moglie".

Nelle riunioni successive in Albania con i familiari, ai quali era presente anche l'Imam, lei aveva fatto presente che voleva separarsi e non tornare con lui. Poi erano giunte le scuse del marito e c'era stato il ritorno in Italia.

Il Pubblico Ministero si è soffermato su alcuni messaggi, nei quali Etleva diceva "racconterò cosa ho sofferto, perchè mi hai picchiato di continuo"; "Mi hai mandato all'ospedale e ho continuato a sopportare"; "Preferisco morire".

La donna secondo quanto emerso nelle testimonianze durante la fase di dibattimento sarebbe stata tenuta distante dalla sua famiglia e con la radicalizzazione islamica dell'uomo non le sarebbe stato concesso praticamente niente anche nel modo di vestire (per due anni non aveva potuto utilizzare il suo cellulare).

"Bodi è colpevole di maltrattamenti, lei era umiliata, non era vittima soltanto perché prendeva degli schiaffi, perché il maltrattamento è un reato fatto di tante cose insieme. Queste sono le prove per l'omicidio - ha proseguito - è un delitto che Selami non accetta. Non ha mai chiesto scusa".

Durate la mattinata è stato ascoltato anche l'Imam Abdullah Nasufi che era presente durante il viaggio a La Mecca e che lo ha accompagnato nel confronto con la moglie e le famiglie: "Conosco Selami e la famiglia da 15 anni. Non era controllato nelle cose che diceva, si vedeva che la sua gelosia era diventata una malattia. Se fosse stato curato era possibile che non sarebbe successo nulla. Io gli ho dato il consiglio di comportarsi bene. Etleva voleva dargli un'altra chance che però se nel caso sarebbe andata a denunciarlo".

Dopo le conclusioni del Pm Ferro sono intervenuti gli avvocati delle parti civili Laura Craviotto e Mauro Mazzi e nel pomeriggio sono intervenuti i legali difensori dell'imputato Licia Carla Sardo e Rosanna Rebagliati che ha richiesto l'assoluzione dal reato di maltrattamenti aggravati e lesioni, la riqualificazione da omicidio volontario a preteritenzionale, escludendo i futili motivi e la concessione delle attenuanti generiche.

 

I tragici fatti del 27-28 ottobre 2023

L'uomo nei due interrogatori davanti al Gip Laura De Dominicis e al Pubblico Ministero Giovanni Battista Ferro aveva confessato i fatti occorsi nella notte tra il 27 e 28 ottobre nella loro abitazione in via Corridoni nel quartiere di Villapiana a Savona.

La donna, mamma di quattro bambini dai 5 ai 13 anni, era stata ricoverata in terapia intensiva all'ospedale San Paolo ed era in coma dopo che Bodi, nell'impeto di un litigio si era scagliata contro di lei prendendola per il collo con tutte le sue forze. Resosi conto che la donna non respirava piú aveva chiamato il 112 ed immediatamente sul posto era giunto il personale medico del 118 e un'ambulanza della Croce Bianca.

Etleva Kanolja era stata rianimata per circa 50 minuti e dopo aver ripreso i sensi e iniziato a respirare autonomamente, era stata trasportata nel nosocomio savonese in condizioni critiche e dopo due giorni era deceduta. Sul posto erano giunti anche i carabinieri che si erano resi conto che da subito la situazione appariva meritevole di approfondimenti investigativi, tanto da rendere necessario l’intervento sul posto del Sostituto Procuratore della Repubblica, che immediatamente aveva assunto la direzione delle indagini e del personale specializzato della Compagnia dei Carabinieri di Savona.

Bodi, nel corso della serata, dopo aver avuto una discussione per futili motivi con la donna, si era accorto che la stessa si era chiusa in camera da letto. Sentendola parlare al telefono con qualcuno, in preda alla gelosia, l’aveva aggredita e stretta con forza al collo, fino a quando la vittima aveva perso i sensi. Era stato proprio il marito quindi a richiedere l’intervento del personale medico, quando si era reso conto della gravità del suo gesto.

Gli investigatori, constatata la situazione non potevano fare altro che dichiarare l’uomo in arresto ed accompagnarlo negli uffici della Procura della Repubblica di Savona, dove era stato sentito dal Pm Ferro.

Selami Bodi era stato successivamente trasferito in carcere a Marassi e dovrà rispondere di omicidio aggravato dall'aver ucciso la coniuge, dai futili motivi e dall'averlo compiuto contemporaneamente ai maltrattamenti in famiglia. Il 42enne infatti non era nuovo a violenze contro la moglie, nel tempo infatti gli episodi sarebbero stati numerosi.

Luciano Parodi

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