C'è anche un imprenditore lombardo interessato all’ex sede della Banca d’Italia, oltre al gruppo imprenditoriale piemontese che si era fatto avanti mesi fa. La richiesta di informazioni – e per fissare un eventuale sopralluogo – è arrivata a Fabrizio Persenda, che con la sua agenzia immobiliare di via Guidobono si occupa della vendita dell’immobile per conto della Banca.
"L'interesse c'è – spiega Persenda – e le richieste per avere informazioni arrivano, insieme a quelle per fare i sopralluoghi. Confermo che recentemente un soggetto lombardo ci ha contattato per l'immobile".
Anche se l'interesse non manca, si tratta poi di trasformarlo in una proposta d’acquisto per un immobile estremamente ampio, con una superficie di circa 5mila metri quadrati, di cui 3.080 a destinazione d’uso terziario. A rendere l’immobile interessante per eventuali compratori sarebbe però la parte destinata a uso residenziale, pari a 1.920 metri quadrati. L'immobile è vincolato dalla Soprintendenza, ma solo per quanto riguarda le facciate.
In passato non sono mancate le richieste di informazioni e i sopralluoghi, da quello dell’Asl2 a quello dell’Agenzia delle Entrate. C’era stato poi l’interesse di un gruppo di imprenditori piemontesi “in cordata” con uno savonese, quest’ultimo interessato al solo piano terra. Attualmente, resterebbe l’interesse del gruppo imprenditoriale torinese, a cui si aggiunge ora la richiesta di informazioni da parte del soggetto lombardo.
La sede della Banca d’Italia è stata chiusa nel 2008 e poi messa in vendita nel 2011. Inizialmente la richiesta era di 15 milioni di euro, una valutazione ritenuta fuori mercato, tanto che la proprietà è scesa a 7 milioni e mezzo. Nel 2013 era stata avanzata un’offerta di 5 milioni di euro, che però è stata rifiutata.
L’immobile, costruito nel 1870, comprende un piano seminterrato, un piano rialzato e altri tre piani, di cui l’ultimo sopraelevato nel 1952. Sempre nel 1952 sono state aggiunte le due ali che comprendono un piano seminterrato, un piano rialzato, un piano ammezzato e un ulteriore piano sopra quello ammezzato. Il cortile interno ospita un’autorimessa di servizio che può contenere fino a quattro auto.
Per il palazzo di piazza Mameli, il sindaco Luigi Corsi – all'epoca della costruzione – aveva posto una condizione: nel caso in cui Bankitalia avesse deciso di chiudere la sede, il Comune sarebbe stato indennizzato per la rinuncia all'esercizio del diritto di riscatto previsto nella convenzione. E così, in base al vecchio atto notarile, quando la sede di piazza Mameli è stata chiusa, dopo un accordo tra le parti, l’amministrazione ha ottenuto 5,5 milioni di euro come risarcimento.














